NUOVA SCUOLA PRIMARIA “scuola panoramica”_Riccione (RN)

Concetto urbanistico, inserimento della scuola nel contesto e nel paesaggio. –  La struttura urbana di Riccione è caratterizzata da una maglia regolare con profondi viali alberati che conducono verso il mare: è tutta la città che vi si affaccia, anzi vi si distende. Del resto la conformazione bassa e sabbiosa è tale da esprimere proprio questa connotazione, distesa al sole. Ed il sole non è solo una condizione astrologica, ma anche fonte di luce ed energia che accompagna le scelte progettuali, non per inseguire una tendenza – che già sarebbe tanto –  piuttosto per ritrovare principi di un buon costruire, attento ai bisogni.

La tecnologia impiantistica, seppure sofisticata ed aggiornata, non può sostituirsi ad una progettazione attenta  e misurata, la sola capace di riportare al centro del progetto la qualità abitativa degli spazi ed il loro benessere: tanto più importanti in una scuola di bambini.   Che cosa significa tutto questo: che il contesto con il quale ci si è misurati non è solo quello territoriale, urbano piuttosto – con un termine forse eccessivo – cosmico, che  intercetta i movimento del sole e li riconduce all’interno del progetto, ne coglie le opportunità: i mutamenti delle stagioni, le variazioni metereologiche diventano stimoli:

‘Sono eventi che, in questo senso ci condizionano, ma ci educano.’

Il lotto ha una conformazione allungata (all’incirca 130 x 50 m), la maggiore superficie è occupata da un parco cittadino, al centro è la scuola esistente. La prima scelta è stata quella di confermare tale la centralità: la nuova scuola porterà con sé un bagaglio di affetti e di legami ereditati da quella che l’ha preceduta e che consegnerà alla nuova per sostenere le rinnovate esigenze didattiche e pedagogiche.

Ma il rapporto con la città non si limita a questo; si estende al piano conformativo riprendendo temi cari alla cultura architettonica italiana con particolare riferimento a quella domestica della cascina e poi sul piano della fruizione disponendo al piano terra quelle attività più direttamente legate alla vita cittadina (v. palestra, mensa, attività teatrali) in maniera che la città entri nella scuola  e la scuola si apra alla città.

Un rapporto con il contesto che si esplica in una calibrata ricerca di relazioni: alla lumaca del prof. Zavallone si aggiunge il ragno che tesse una tela i cui fili legano questo progetto al sito:

  1. L’interno si apre al paesaggio: una passerella conduce nel parco ed incontra una collinetta di verde.
  2. La disposizione tiene conto della esposizione solare per intercettare la migliore luce possibile.
  3. L’accesso avviene dalla via Panoramica, al di sotto del grande viale alberato, e di qui al parcheggio, posto sul retro; un percorso pedonale collega via Settembrini; da questo ambito è possibile entrare direttamente anche nella scuola.
  4. La palestra – in parte seminterrata – è collocata in maniera da poter essere utilizzata anche in orari extra scolastici senza creare interferenze.
  5. La mensa – o salone polifunzionale – analogamente ha una propria autonomia che ne consente le molteplici utilizzazioni anche teatrali.
  6. L’atrio di ingresso è ‘passante’, mette in comunicazione – fisica e visiva – i due margini del parco.

Aspetti compositivi, originalità, creatività e flessibilità della proposta. Aspetti funzionali – Se dal punto di vista formale la nuova scuola non concede nulla ai facili ammiccamenti, né si fa interprete di un codice ‘infantile’, dal punto di vista compositivo e funzionale le due cose si tengono: non vi è separazione ideologica tra il contenitore e il suo contenuto, anzi sono proprio l’organizzazione  funzionale, la sua articolazione, le connessioni interne che generano un volume semplicemente comunicativo, senza stratagemmi nè mediazioni formali. Il suo interno si dichiara con ampie vetrate, è permeabile alla vista ed i bambini possono partecipare alla vita della città, seguire le variazioni del tempo, rincorrere le nuvole con lo sguardo, l’incedere delle stagioni.

Una considerazione sulla articolazione della scuola su più livelli: per evitare la ‘sfilata’ di aule si è privilegiata la dimensione accurata dello spazio domestico, quasi di casa: insistiamo molto su questa concezione di piccola scuola in cui gli spazi ed i tempi fluiscono verso più direzioni tali da assecondare lo sviluppo anche sensoriale del bambino. Da qui la scelta tipologica ‘centrale’ senza i lunghi corridoi che fanno tanto ‘ufficio’: qui le aule possono aprirsi tra di loro, interconnettersi reciprocamente e con gli spazi antistanti ed i laboratori: sarà possibile organizzare la didattica sperimentando forme di contiguità e di abbinamenti mediante elementi di arredo componibili e mobili.   L’atrio si pone in continuità con il cortile: entrambi questi spazi vivranno di altre presenze che da un lato proseguono nella palestra, dall’altro nella mensa e poi negli orti ed i  giardini, protetti da un muro che ne definisce i margini e li ritaglia rispetto al parco.

Continuità dell’atrio non solo orizzontale ma anche verticale: il bambino entrando coglie immediatamente il ‘funzionamento’ spaziale della sua scuola: egli sa che per accedere alle aule deve salire di uno/due piani e che questa salita corrisponde anche al suo processo formativo fatto dalle esperienze di studio, di gioco e di lavoro manuale e che per lo svolgimento di queste attività non vi sono ambienti specializzati, ma è la scuola tutta che asseconda queste attività. La stessa mensa può diventare un grande ambiente per manifestazioni in grado di ospitare i genitori e le famiglie; dal primo piano una passerella sospesa tra gli alberi conduce al parco e si innesta con una collinetta che modifica l’andamento del terreno ed offre opportunità di gioco e di divertimento; l’orto didattico ed il giardino mettono insieme i tempi del piacere, della conoscenza e dell’impegno, partecipando al più ampio progetto pedagogico.

Principi pedagogici – Più volte negli scritti del prof. Zavalloni ritorna il concetto di scuola come luogo:

‘La scuola è un luogo per imparare ad apprendere, a pensare con la propria testa, a essere responsabili.- La scuola è un luogo in cui si apprende insieme, non da ‘soli’.

Frasi che ci siamo ripetute di continuo anche durante la fase progettuale e la cui riflessione ha condotto a modifiche anche radicali della iniziale impostazione. Si voleva una forma che sostenesse questa idea di luogo e si accompagnasse a sostenere le esperienze del gioco, dello studio e del lavoro manuale, dei tempi scolastici, senza trascurare la necessaria capacità di sintesi e contrastarne il sezionamento.  Che cosa significa in termini architettonici che la scuola è un luogo? Essa deve possedere una sua forza interna capace di esprimere un senso di unità: seppure in presenza di diversi  ambiti, la sua ‘ripartizione’ è subordinata ad un idea di insieme che si avvolge al nucleo dell’atrio ‘verticale’ e da qui a tutti gli ambienti; questi a loro volta non sono isolati, piuttosto caratterizzati dalle potenzialità di trasformazione al servizio delle esigenze didattiche, ma con una prevalenza degli spazi flessibili da destinare alle attività libere, nella coscienza che ‘Il tempo dell’infanzia è un tempo di gioco, d’incontro libero tra coetanei, di scoperta spontanea del mondo.’

Ed è per questo che il progetto si concentra molto sulla qualità degli spazi aperti – il cortile, gli orti, il parco, ma anche il grande atrio di ingresso, i piani superiori e poi gli arredi, da disegnare ‘nei minimi dettagli’ ascoltando le richieste degli insegnanti e degli alunni, accompagnando con una ricerca fresca e misurata, ed i banchi, non solo ergonomici e regolabili, ma personalizzati: ciascun piccolo utente ne ‘possiede’ uno e ne diventa responsabile.

Aspetti innovativi di sostenibilità – Una sostenibilità innovativa passa per un processo progettuale che tenga unite le varie esigenze e non si limiti ad ‘applicare’ meccanicamente principi bioclimatici e/o apparecchiature impiantistiche più o meno sofisticate: la nuova scuola utilizzerà le risorse naturali, le energie rinnovabili e le grandi capacità di coibentazione date da materiali ecologici come i mattoni, il legno naturale e il vetro.

Priva di impianto di riscaldamento e di condizionamento, la scuola sarà riscaldata grazie ai principi della geotermia a bassa entalpia e alle pareti in vetro a doppia camera, sfruttando il calore presente già a pochi metri di profondità e permettendo così di azzerare totalmente i consumi energetici. È inoltre garantito un ricambio e filtraggio continuo dell’aria, senza necessità di aprire le finestre, caratteristica questa che consente di  mantenere un ambiente di lavoro sano, donando ai bambini con allergie un’aria pulita, in tal senso l’atrio centrale a tutt’altezza svolgerà questa funzione di grosso scambiatore sia di calore che di aria, sollecitando il movimento naturale delle correnti d’aria, con i dovuti accorgimenti, compresi gli infissi apribili per garantire un ricambio anche naturale, muniti di sportellini per evitare correnti d’aria.

L’energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico, questo rende la scuola completamente autonoma dal punto di vista energetico, il cui apporto viene ulteriormente limitato per la felice disposizione rispetto all’orientamento solare che consente di raggiungere i livelli di illuminamento necessari allo svolgimento delle attività, in ogni caso sarà seguita una logica di illuminazione diffusa e con superfici a bassa luminanza e non riflettenti, mediante l’impiego di lampade LED calibrati per singoli ambienti e per esigenze funzionali ponendo particolare attenzione agli aspetti legati al “compito visivo” che i bambini, il personale e gli utilizzatori della struttura sono chiamati a svolgere senza trascurare gli aspetti legati alla sicurezza.

All’esterno gli ampi spazi verdi si porranno come mitigatori climatici e come barriera contro i rumori della città.